I Maneskin fanno bene alla musica italiana

Di Måneskin – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=84635682

Dei Maneskin si sta parlando tanto, forse troppo e al di là dei pettegolezzi resta un fatto importante: quello del rock italiano che sta attirando l’attenzione come non mai.

Anche se la loro musica, ad orecchie sopraffini, può apparire semplice e ripetitiva nelle linee melodiche, allo stesso tempo questa soluzione rappresenta una ricetta vincente da sempre. Il linguaggio deve essere facile ed accessibile per tutti. La loro eccentricità ed esibizionismo pittorico può rappresentare un ostacolo per i più anziani, ma i più giovani ne trovano una alternativa al fenomeno trap.

Al di là dei gusti degli amanti del rock e sottogeneri, i Maneskin stanno attirando l’attenzione su diversi fronti e per questo fanno bene alla musica italiana che non ha mai avuto un ambiente rock, perché in casa nostra il rock ha sempre vissuto di nicchie dagli anni ’70 ad oggi. Il loro appeal internazionale li ha portati a vincere l’Eurovision 2021 e poi a battere record di ogni tipo che nessun’altra band italiana a livello internazionale aveva mai battuto prima, ottenendo una visibilità da star.

Volendo dare un parere sul brano che ha vinto l’Eurovision 2021, a mio giudizio rappresenta l’ascoltatore che non vuole linguaggi sofisticati e raffinati, con contenuti poco universali, impulsivo, giovane e che si sente diverso (cit. presa da Zitti e Buoni) ma da chi? Sempre da qualcun altro, ad esempio: dai discografici italiani, dai poteri forti, dai bigotti, dagli arretrati mentali, dai ricchi, dai poveri, dai ladri eccetera eccetera. L’idea di rappresentare qualcosa di diverso ha sempre funzionato, anche Vasco Rossi in “siamo solo noi” ha circoscritto “i diversi”, anche tantissimi artisti trap, e prima ancora rap, hip-hop, si sono autocelebrati come personaggi diversi che essi siano migliori o peggiori, ma sempre diversi da qualcun altro.

Questo fa si che si crei una nicchia (anche grande) di seguaci, uno spazio nel proprio ambito musicale e l’obiettivo principale e personale della band è il mercato discografico italiano. E concludono con: “la gente parla e purtroppo parla”. Da riconoscere la loro purezza nel dire le cose senza troppi giri di parole ma anche senza essere molto specifici, permettendo di adattare il messaggio a diversi contesti e con un atteggiamento un tantino altezzoso.

La storia insegna che le persone cambiano per sopravvivere e fanno spesso il contrario di quello che dicevano qualche tempo prima, ma loro saranno perdonati perché sono giovani. Per la parte musicale, niente di nuovo, basta ascoltare musica americana dagli anni ’70 in poi per sentire (e vedere) cose del genere e mediamente più evolute. In Italia certe cose arrivano quando arrivano e in alcuni campi in ritardo, infatti chi ha provato in musica a farle anni addietro è “morto di fame”, oggi no evidentemente. Possiamo dire che il loro genere è un rock semplice, con una buon groove di batteria e qualche riff significativo di chitarra distorta, poi l’orecchiabilità e il ritornello ripetuto più volte aiutano parecchio. Il lampo di genio iniziale è stato credere che questa musica adesso si possa proporre al grande pubblico di casa nostra.

Ora per i Maneskin rimangono altri due miracoli da fare, dare il colpo di grazia per consacrarsi e poi restare a galla. I miei gusti musicali sono più elaborati rispetto alla musica dei Maneskin ma sono consapevole che loro sono l’ossigeno di cui la nostra terra Italica in questo momento ha bisogno, perché il mercato deve sì cambiare, ma soprattutto deve cambiare l’ascoltatore italiano e loro sono i migliori attori che abbiamo ora per veicolare questo cambiamento.